Nelle Diatribe Epitteto è molto chiaro su quale sia il ruolo della filosofia.
Il filosofo, dice, è come un medico, e la scuola del filosofo è come un ospedale: un ospedale per le anime.
Definendo la filosofia in questi termini, Epitteto si rifaceva a una tradizione filosofia consolidata in Grecia, che risaliva ai tempi di Socrate. Nei primi dialoghi di Platone, Socrate aveva sostenuto che il compito del filosofo è prendersi cura dell’anima, proprio come il medico si prende cura del corpo di una persona. Con “anima” non si deve intendere qualcosa di soprannaturale, ma in questo contesto dobbiamo considerarla semplicemente come la nostra mente.
L’obiettivo del filosofo è analizzare e valutare le cose che si pensano, esaminandone coerenza e forza di persuasione.
Per Socrate e gli stoici, questa attenzione a prendersi cura dell’anima di una persona era ancora più importante perché ritenevano che la condizione della nostra anima determini in ultima analisi la qualità della nostra vita. Socrate, rimproverava agli Ateniesi di dedicarsi con troppa attenzione al loro corpo e ai loro averi, ma poco alla loro anima, a ciò che pensavano o credevano, ai loro valori e caratteri.
Socrate sosteneva che la ricchezza materiale è neutra in termini di valore, perché può essere usata sia per scopo buoni che per scopi cattivi. Il denaro, di per sé, non né buono né cattivo. Se viene usato per scopi buoni o cattivi dipende dal carattere della persona che lo possiede.
Tutto questo ci dimostra che l’autentico valore, la fonte di ciò che è buono o cattivo, risiede nel carattere della persona che ha il denaro, non nel denaro in sé.
Un esito possibile di questo modo di pensare sarebbe sostenere che dobbiamo prestare attenzione solo alle condizioni della nostra anima e diventare indifferenti alle cose come il successo terreno, il denaro o la reputazione. In effetti, gli stoici chiamavano queste cose indifferenti. Solo un carattere eccellente, virtuoso, è autenticamente buono, sostenevano, mentre solo il suo opposto, un carattere vizioso, è malvagio; qualsiasi altra cosa è un semplice indifferente.
Queste sono alcune delle cose che Epitteto deve aver discusso nella scuola di Nicopoli. I suoi allievi dovevano essere per lo più giovani dell’elite romana, in procinto di intraprendere carriere di rilievo nell’impero. La speranza è che tali lezioni li abbiano resi migliori di quanto sarebbero altrimenti stati.
Ma cosa significa prendersi cura dell’anima di qualcuno? Che cosa implica il fatto di avere un carattere eccellente?
Significa essere virtuosi. In particolare, significa essere saggi, giusti, coraggiosi e temperanti, le quattro virtù cardinali secondo gli stoici. Questo significa avere un buon carattere ed essere una persona buona.
Ma che caratteristiche deve avere una persona buona?
Possiamo parlare di uomini buoni allo stesso modo in cui parliamo di un buon tavolo o un buon coltello? Un buon tavolo è un tavolo che risponde alla definizione di fornire una superficie stabile; un buon coltello è un coltello che taglia bene. Se gli esseri umani sono per natura animali sociali, collocati per nascita in famiglie e comunità, allora un uomo buono sarà un uomo che ha un comportamento socievole. Uno che non si comporti bene con gli altri, cioè che non abbia i tratti caratteriali della giustizia, del coraggio e della temperanza, in qualche misura non riuscirà a essere un uomo buono, e se non ci riuscisse per nulla potremmo addirittura chiederci se sia davvero un uomo. “Questa persona è un mostro“, potremmo dire di qualcuno che ha commesso crimini efferati contro gli altri. Nessuno vuole questo.
E infatti, gli stoici avevano anche fatto propria la convinzione socratica che nessuno sceglie di essere vizioso o sgradevole. Ciascuno ricerca ciò che pensa sia buono, anche se la sua idea di che cosa sia buono o che cosa gli gioverà è irrimediabilmente distorta. Ecco di nuovo un punto su cui interviene il filosofo.
Il compito del filosofo, concepito come un medico dell’anima, è condurci a esaminare le convinzioni radicate in noi su ciò che pensiamo sia buono o cattivo, ciò che pensiamo ci servirà e ciò di cui pensiamo di avere bisogno per poter godere di una vita buona, felice.
Bibliografia:
– Tutte le opere di Epitteto
– Sette brevi lezioni sullo stoicismo di John Sellars
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