Marco Aurelio nei sui Pensieri non fa mai un riferimento esplicito all’ansia, ma nomina spesso la pace interiore che regala lo Stoicismo e le sue parole hanno inevitabilmente un collegamento con la terapia per combattere l’ansia.
Nelle fasi iniziali del suo regno, dopo la morte di Antonino, Marco Aurelio si recava spesso nelle sue ville, per prendersi una pausa dalle varie preoccupazioni che gli davano la gestione dell’impero e in particolar modo la guerra contro i Parti.
Dalle lettere a Frontone si evince che era restio a staccare dal suo lavoro, perché pensava che fosse suo dovere occuparsi delle questioni imperiali, anche se i suoi amici gli ripetevano che prendersi delle pause di riflessione fosse importante per la sua salute.
Quando scrisse i Pensieri, durante le guerre marcomanne, le vacanze erano un lusso appartenente al passato e lui viveva distante da Roma. Ma sentiva molto la mancanza delle sue ville, in particolare quella della famiglia di Antonino, a Lorium, dove Marco Aurelio aveva trascorso gran parte della sua giovinezza. Spesso, provava il desiderio di andarsene e di rifugiarsi nella tranquillità della campagna, del mare o della montagna. Tuttavia. considerava questo bisogno di allontanarsi e scappare come un segno di debolezza.
Gli stoici lo avrebbero definito un “indifferente preferenziale” ma la fuga non è il modo corretto di affrontare le difficoltà: la possibilità di scappare dalle difficoltà e dalle situazioni stressanti è una dipendenza che crea solo altri problemi.
Per Marco Aurelio, quindi, non c’è davvero bisogno di scappare, perché la vera pace interiore nasce più dalla natura dei nostri pensieri che da un panorama piacevole. La resilienza è figli della nostra capacità di ritrovare compostezza ovunque ci troviamo. Questa è la “cittadella interiore” nella quale Marco Aurelio si può rifugiare, perfino sui gelidi campi di battaglia del Nord.
Marco Aurelio, nei suoi Pensieri ,ritorna spesso all’analogia con il rifugio di montagna.
Non importa dove di trovi o cosa stia facendo, il tempo che gli resta è poco e quindi deve imparare a vivere “qui e sulla cima di una montagna” indipendentemente dalle circostanze. Tutto ciò che ci turba qui, infatti, è anche ciò che ci turberebbe in montagna, al mare o altrove: ciò che conta è come decidiamo di vederlo.
Poca cosa è questo tempo che ti rimane da vivere. Vivi come sopra una montagna, perché non c’è nessuna differenza tra il vivere là o qua, se si vive dovunque nel cosmo come in una città. Vedano, contemplino bene gli uomini un uomo vero che vive secondo natura. Se non lo sopportano, lo uccidano, perché è meglio morire che vivere così.
Pensieri, X, 15
Lo stoico, agendo in questo modo, riesce a vivere felice, nel suo cuore, nonostante i nemici o un ambiente ostile. Dovunque ci troviamo, i nostri giudizi sono liberi e sono la sede delle nostre passioni.
Per ottenere questo senso di pace interiore, Marco Aurelio trova spesso rifugio non sulla cima di una montagna ma nella sua stessa mente, innalzandosi al di sopra degli eventi esterni e liberando la mente da qualsiasi attaccamento a essi. Crede che per riuscirci in modo efficace, bisogna riflettere soprattutto su due principi semplici ma fondamentali dello Stoicismo.
- Tutto quello che vediamo è in continuo mutamento e presto sarà passato. Pensiamo quindi a quante cose sono già cambiate nel tempo, come l’acqua del fiume che scorre incessantemente; un principio che potremmo definire “contemplazione della transitorietà“.
- Le cose esterne non possono toccare l’anima e tutto il nostro disagio nasce dall’interno. Per Marco non sono le cose a turbarci ma il giudizio che ne diamo noi. Tuttavia, possiamo ritrovare la calma separando i giudizi dagli eventi esterni grazie alla tecnica del distanziamento cognitivo.
In altre parole, la pace si può trovare anche nel caos di un campo di battaglia o nel clamore del Senato, purché ci prendiamo cura della nostra mente. Marco Aurelio conclude riassumendo il tutto in sei parole greche, citate forse da un autore precedente, che possiamo tradurre così: “L’universo è cambiamento, la nostra vita è il risultato dei nostri pensieri”.
Bibliografia:
– Pensieri di Marco Aurelio
– A dieci passi dalla felicità di Donald Robertson
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