Quando sei preso dalla collera, abbi presente che l’ira non è virile, mentre la mitezza e la dolcezza, come sono le più degne di un essere umano, così sono anche più virili, e di forza, nervi saldi e vigore non è dotato chi si adira e si irrita, ma chi possiede queste qualità. Infatti, quanto più esse si avvicinano all’impassibilità, tanto più si avvicinano alla forza d’animo […].
Marco Aurelio
La rabbia è una passione, un’emozione negativa che per gli stoici va ridotta al minimo.
Il saggio di Seneca intitolato De ira è la più preziosa fonte di consigli stoici su come gestirla.
Secondo Seneca, la rabbia, ossia il desiderio di restituire la sofferenza subita, è una follia di breve durata. Un uomo arrabbiato non possiede autocontrollo, dimentica i rapporti di parentela, è sordo alla ragione e ai consigli, s’infuria per delle sciocchezze e non distingue ciò che è vero da ciò che è falso, proprio come “quelle macerie che si frantumano sopra ciò che hanno travolto“.
Arrabbiarti farà male soprattutto a te stesso. E i danni sono enormi: “nessuna calamità è costata più cara al genere umano“. Per questo motivo, la strategia migliore è respingere e opporre immediata resistenza ai suoi primi segni, perché, una volta che ci lasciamo trascinare via da questa passione, la ragione non conterà più nulla: la rabbia farà da padrona e sarà difficile sedarla.
Sebbene non sia possibile controllare la nostra reazione iniziale, riuscendo a essere abbastanza presenti a noi stessi possiamo però decidere se lasciarci trascinare o meno dalla rabbia. La quale, dunque, è una forma di giudizio. Vuol dire che abbiamo interpretato la situazione in modo tale da decidere che era giusto arrabbiarsi.
Seneca chiede:
Poi che bisogno c’è dell’ira quando la ragione ottiene altrettanto?
La rabbia è incline all’avventatezza. La ragione è invece più affidabile, perché è attenta e cauta.
La ragione vuol prendere quella decisione che è giusta, l’ira vuole che sembri giusta la decisione già presa.
La rabbia non è utile:
Non diventa più forte con l’ira se non colui che, senza l’ira, non sarebbe forte. Così, essa non viene ad aiutare la virtù, ma a sostituirla.
Possiamo trovare sufficiente spinta ad agire senza ricorrere all’ira, ma grazie a valori giusti quali amore, compassione, giustizia e coraggio. Invece di lasciarci guidare dalla rabbia, che è pericolosa e imprevedibile, possiamo venire motivati da valori intrinsechi, e scegliere volontariamente di fare la cosa giusta.
Uno che vaga per i campi perché non conosce la strada, è meglio indirizzarlo al sentiero cui tendeva, che cacciarlo via.
Seneca fa questo bellissimo paragone: non dovremmo respingere le persone che si sono smarrite ed errano nelle loro azioni, ma mostrare loro la via giusta. Invece di reagire alla rabbia, dovremmo scegliere un modo di comportarci più razionale e compassionevole, e cercare di essere d’aiuto.
Invece di arrabbiarti impulsivamente, fai un respiro profondo e scegli di rimanere calmo di proposito. La calma, infatti, non solo priverà la sventura della sua forza, ma ti darà anche il potere di agire in maniera giusta e coraggiosa.
Come afferma Marco Aurelio:
quanto più esse (le qualità umane) si avvicinano all’impassibilità, tanto più si avvicinano alla forza d’animo.
In genere, non dovremmo concedere alle circostanza il potere di suscitare rabbia in noi: alle circostanze non importa nulla. È come arrabbiarsi con qualcosa molto più grande di noi, come prendere sul personale qualcosa che di noi non sa nulla. Le cose non accadano contro di noi, accadono e basta.
Arrabbiarsi con una certa situazione non ha nessun impatto sulla situazione stessa. Non la cambia né la migliora. Spesso quello che ci fa arrabbiare non ci danneggia davvero, e la nostra rabbia durerà più a lungo del danno che ci è stato recato.
Siamo sciocchi quando lasciamo che la nostra tranquillità venga disturbata da piccolezze. Per questo motivo Marco Aurelio raccomanda di contemplare l’impermanenza del mondo che ci circonda. Ciò che ci fa arrabbiare adesso, domani l’avremo già dimenticato.
Quando sei arrabbiato, dice Seneca, fai lo sforzo di trasformare i segnali della rabbia nel loro opposto: costringiti a rilassare la faccia, fare un profondo respiro, abbassare la voce e rallentare il passo. Il tuo stato d’animo presto si adeguerà al tuo aspetto esteriore rilassato.
Puoi anche provare a descrivere la situazione che ti fa arrabbiare nella maniera più spassionata e oggettiva possibile, spiega Epitteto. Questo ti farà guadagnare tempo e ti aiuterà a vedere la situazione com maggiore distacco.
E aggiunge che dovremmo sempre tenere a mente che non è la situazione a danneggiarci, ma l’interpretazione che ne diamo noi. “Perciò, quando qualcuno ti irrita, sappi che è la tua opinione che ti ha irritato”.
Quindi, invece di arrabbiarti tutto il tempo e tormentare chi ti circonda, perché, chiede Seneca, non “ti rendi degno d’amore per tutti, finché vivi, di rimpianto, quando te ne sarai andato?“
Bibliografia:
– De ira di Seneca
– Pensieri di Marco Aurelio
– Il piccolo libro dello Stoicismo di Jonas Salzgeber
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